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Scopriamo altre tre Legends della Serie A Beach Soccer FIGC-LND
Continua il viaggio immersivo nella Serie A Beach Soccer FIGC-LND per scoprire gli atleti che hanno scritto e stanno scrivendo pagine indelebili dello sport più popolare dell’estate.
Questa volta parliamo di Emmanuele Zurlo, Francesco Corosiniti e Simone Feudi.
Due anni in particolare hanno scolpito il nome di Emmanuele Zurlo nell’empireo del Beach Soccer: il 2018 e l’ultimo, il 2023. In entrambi i casi l’attaccante azzurro ha vinto l’Europeo sempre ad Alghero diventando uno dei pochissimi beachers a conquistare due titoli continentali. Negli stessi anni con il Catania ha centrato due Coppe Italia ed uno Scudetto. “Ancora mi porto dentro l’emozione degli ultimi successi” - sorride Zurlo. “Vincere un Europeo da capitano è un privilegio assoluto. Per me è indelebile il ricordo del 2018 quando ho conquistato tutto e sono stato premiato come miglior giocatore della Serie A con la maglietta del Catania che è ormai una seconda pelle”. Da più di dieci anni Zurlo è uno dei due attaccanti più forti e prolifici della Serie A. Nel 2016 e 2017 ha vinto due volte la classifica cannonieri. Nel 2013 ha segnato più di tutti in Coppa con la maglia della Panarea Catanzaro che l’ha lanciato nel circuito ufficiale. Dal 2011 al 2013 ha difeso i colori della sua Calabria poi nel 2014 è passato al Catania collezionando nove stagioni di fila e otto titoli più altre innumerevoli finali sempre con il club etneo. Più di 300 gol in A ma Emmanuele non ha intenzione di fermarsi.
Rimaniamo in Calabria, terra che ha coltivato tanti talenti del beach soccer. E’ il caso di “Ciccio” Francesco Corosiniti un giocatore che ha calcato i massimi palcoscenici del beach soccer dal 2004 al 2021 a livelli altissimi senza mai abbassare l’asticella della competitività. Corosiniti ha giocato con i beachers più forti al Mondo, dal 2012 al 2021 ha vinto tutto con Terracina e Catania. La Panarea Catanzaro l’ha cresciuto fino al 2009. La sua intelligenza da giocatore sul rettangolo di sabbia l’ha subito proiettato ai vertici del movimento come allenatore delle selezioni giovanili e della prima squadra di Viareggio. “Quando mi guardo indietro sono orgoglioso di quello che ho fatto. Mi piace trasmettere certi valori ai giovani che spesso non sanno chi sono i giocatori che hanno creato le premesse affinché loro potessero trovare un movimento già consolidato. Pasquale Carotenuto per esempio ha rivoluzionato il ruolo di attaccante. Paolo Palmacci dal 2005 non ha mai smesso di segnare. Sono esempi che possono ispirare i più giovani”. Il ricordo più bello di Corosiniti? “Il 2006 quando grazie alle prestazioni con la squadra del cuore, la Panarea Catanzaro, ho ricevuto la prima convocazione in azzurro”. L’inizio di una grande storia d’amore con la maglia dell’Italia e la fascia da capitano, una favola durata quindici anni costellati di successi.
Simone Feudi dal 2004 al 2014 ha vinto tutto sempre e solo con la sua squadra del cuore, il Terracina. Per lui nove titoli in bacheca, Scudetti, Coppe Italia e Supercoppe, e tante reti segnate proprio nelle finali a conferma del carattere di un giocatore che è stato l’assist man per antonomasia. “Terracina è casa mia, tutti i ricordi migliori sono legati alla squadra della mia terra – sorride Simone. “Il successo più bello è stato il primo, la Coppa Italia del 2011, il preludio allo storico triplete. Dopo due finali amare siamo riusciti ad alzare il primo trofeo nella storia del Terracina. Credo che le sconfitte ci abbiano forgiato. Senza le prime delusioni non avremmo costruito un ciclo di vittorie rimasto nella storia di questa disciplina”.
Feudi ha segnato e fatto segnare valanghe di gol grazie ad una tecnica, un tempismo e un’intelligenza fuori dalla norma. La sua visione di questo sport l’ha portato prima nello staff del Terracina e poi nei quadri tecnici della Nazionale con il ct Emiliano Del Duca, l’allenatore che l’ha cresciuto proprio nel club pontino. “Ricordo con piacere le lunghe giornate passate insieme ai compagni negli allenamenti sulla spiaggia, le tante partite giocate, le gioie, le lacrime, una girandola di emozioni difficili da spiegare. Indimenticabili le lunghe trasferte da una tappa all’altra lungo tutta l’Italia. Siamo stati prima di tutto un gruppo di amici felici di stare insieme compresi gli stranieri che qui a Terracina hanno lasciato il cuore. In fondo il beach soccer non è solo uno sport, è un momento di condivisione e di confronto, un generatore di emozioni difficile da spiegare, bisogna viverlo”.